L’ultimo libro di Gian Carlo Montanari dal titolo che riprende il primo di tre racconti lunghi, è una riflessione sui temi che affliggono questo momento storico. Tre racconti, tre affreschi del nostro mondo attuale. Un tempo in cui sembra emergere la faccia oscura del nostro essere. Ma i volti del Male possono essere dipinti in modi variegati. Montanari sceglie tre percorsi: tre storie che riportano tutte alla medesima follia.

Il terzo tempio

E’ questo un tempo strano, pieno di contraddizioni, eppure sembra che i segnali di uno stato d’animo generale e comune coincidano. Il bombardamento di informazioni di ogni genere, il mare di occasioni e di esperienze senza limiti confondono  la mente. Quando hai solo una strada e l’opposta per fare una scelta, il cerchio è ristretto, ma quando le vie diventano tante e varie, la mente è destabilizzata. E se le tante vie in fondo fossero solo una grande illusione? Se le tante occasioni in realtà fossero tante facce della medesima medaglia? Qual è la via giusta? Ecco il punto. Non esiste più il concetto di coerenza e giustizia, valori che sembrano appartenere al passato, come il concetto stesso di “valore”. E allora quando il quadro dell’esistenza perde luce e chiarezza, ecco le nebbie che sembrano far apparire una luce nuova, alternativa forse e per questo allettante, almeno all’apparenza. Si veste di un abito attraente, parla con proprietà di linguaggio e con fare accattivante, attira con uno sguardo intrigante e conquista con una dialettica raffinata. A pensarci bene, sono tutte tecniche che appartengono a qualcuno, o a un ideale del passato, forse un personaggio studiato sui libri, o incontrato a qualche comizio politico d’effetto. Ma non è così. Eppure usa le armi e le vesti e le strategie e gli sguardi migliori. Per apparire e affascinare. Siamo circondati da illusioni, ovunque ci trascinano dietro a vortici di mondi alternativi, fantastici, come a farci credere che possiamo ritrovare una felicità perduta mai avuta, solo sognata.  Libri, letture, sculture, scenografie, feste … tutto atteggia alla realtà alternativa…Un personaggio dallo strano nome Lucio Fer-Davolio  incuriosisce il giovane giornalista Stefano Arcangeli. Affronta e propone temi per una platea che ha perso le radici e ne vorrebbe ritrovare di nuove. Ma come si può indossare un paio di stivali eleganti se si hanno piedi caprini? Si inganna, si crea un artificio d’effetto. Un falso tacco, che nasconde lo zoccolo. E poi la scenografia deve essere curatissima, l’immagine è tutto. Magari ha pure un profilo facebook e cinquecentomila falsi amici che gli mettono i mipiace a profusione. Ma non si fa ingannare Stefano, così compatto nelle sue credenze che lo rendono diffidente. Ecco la vera formula per superare questo tempo d’abisso. Essere diffidenti, prudenti oserei dire. E prendere le distanze. Attirato dai suoi discorsi, Stefano si fa coinvolgere dal guru, ma ne coglie il disagio. Ma chi è in realtà Lucio Fer Davolio? Stefano lo seguirà fino a scoprire qualcosa che si nasconde dietro l’illusione di una presenza. …

La condizione del vescovo

Il secondo racconto esplora lo stesso tema, ma in un modo differente. Giordano P. era “il ragazzo che voleva scalare le montagne con le scarpette da ginnastica”. Da grande è un professore, ma vuole fare lo scrittore. Tutti i suoi scritti sono chiusi in un cassetto, in attesa di essere aperto. Un uomo che coltiva la dote della pazienza in nome di una morale che infonde la sua stessa esistenza e gli fa reprimere ogni caduta verso possibili strade più accelerate per raggiungere i suoi sogni. Una vita di lenta apprensione e di rinunce in nome di un obiettivo di esaltazione del proprio talento conquistato con la legittima aspettativa di essere riconosciuto degno di fama e possessore di reale capacità. Un successo raggiunto con i soli suoi mezzi, senza ricorrere a espedienti e a compromessi. E così il secondo racconto mostra come il protagonista Giordano, modesto insegnante di religione, con un paio di figli e una moglie a carico che lo vorrebbe più aggressivo forse e più rampante, riesce alla fine ad aprire quel cassetto, nel quale è celato il suo sogno antico e riesce a far decollare il suo talento. Come ci riesce? Segue una strada e accetta quella condizione che in fondo gli ha imposto il suo vescovo, l’unica persona alla quale si è rivolto per un aiuto che in fondo è un giudizio più che un consiglio. Ma la condizione posta dal vescovo è pesantissima e richiede una forte riflessione e un serio mutamento delle proprie aspirazioni. Ma Giordano guarda in faccia questa “condizione” dapprima vista con sospetto, l’accetta e la fa sua. E alla fine realizza qualcosa di inaspettato….

Il guado impossibile

Nell’ultimo racconto della triade, il protagonista è Raimondo Cacace, meridionale trapiantato al Nord, orgoglio della sua numerosa famiglia, bello, ardito, portato per la politica e la dialettica, ribelle, alternativo, comunista, attore della scena in pieno sessantotto. La sua strada è segnata: liceo, università facoltà di lettere, militanza politica, primo impiego in un giornale controcorrente che gli fa rallentare il conseguimento della laurea, ma scrivere lo rende forte, sempre più contestatore, giornalista d’assalto. Scrive di cronaca in questa sua città di merda sempre più corrotta. Ma arrivano gli anni settanta e il panorama politico cambia. Raimondo sta raggiungendo la trentina e la laurea ancora da conseguire diventa il suo obiettivo. All’università è un leader tra gli studenti più giovani di quasi un decennio e tra i docenti lo colpisce il professor Angelicus. Non è un comunista. È pacato, tranquillo, ma di grande cultura e ama la poesia, giusto come Raimondo, che ora che è vicino alla laurea vede concretizzarsi il suo sogno di diventare uno scrittore, un poeta affermato. Quelli del partito lo criticano, come puoi stare addosso ad uno così, ma lo sai da che parte sta? Ma Raimondo pensa alla carriera, alla sua voglia di sfondare. Supera gli esami e anche il professore sembra staccarsi da lui. Ma Raimondo comincia a tampinarlo di domande, richieste di consigli, desideroso della sua approvazione. Il suo sogno nel cassetto: un romanzo e la benedizione del professore. Lo segue, lo incalza, lo pressa di messaggi e telefonate, gli piomba in casa, il professore sempre paziente e sopra le righe sopporta conscio che “il docente ha l’obbligo di ascoltare il discente”. Finché il discente appalesa tutta la sua ambizione letteraria e il docente è costretto a sbilanciarsi….

E dunque il Male è sempre dietro di noi, in ogni tempo, senza tempo. Forse occorre guardarlo negli occhi per resistergli. Bisogna tenergli testa. Ma in che modo?  Montanari ci ha proposto tre strade, a noi la scelta. In fondo Dio non ci manda il preavviso. Così in ogni cosa dobbiamo essere pronti così come siamo, al meglio di noi, capita l’occasione e noi vorremmo prepararci, ma non c’è tempo. In fondo la vita è un palcoscenico nel quale devi saper improvvisare, insomma non ci sono prove, buona la prima!

Daniela Ori

 

1 commento

  1. Dopo questa intrigante recensione, mi è venuta una grande curiosità di leggere il libro del mitico prof. Montanari. Alla presentazione fissata per il 1 marzo al Salotto Aggazzotti ne leggerò con piacere alcuni estratti per incuriosire i partecipanti, non vi resta che accorrere numerosi…

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