Ho terminato di leggere la trilogia su Alexandros di Valerio Massimo Manfredi nell’edizione Oscar Mondadori che la racchiude tutta. Sono un appassionato di Alessandro Magno sul quale ho letto diversi testi. È stato affascinante, quindi, seguire la narrazione di Manfredi avendo presenti i diversi personaggi e gli snodi cruciali dell’avventura di Alessandro. Manfredi è un grande narratore capace di un registro dalle tinte epiche, perfetto per raccontare un personaggio che è stato molto più che un semplice conquistatore sanguinario ma un visionario la cui storia è tragica e immensa. Alessandro è reso in tutte le sue sfaccettature di grandezza e miseria, di intelligenza e brutale istinto. Con la stessa profondità è reso il suo mondo, fatto di superstizione e filosofia, oracoli e incredibili realizzazioni di ingegneria, onore e violenza inaudita.

Ho molto apprezzato il personaggio di Olimpiade d’Epiro, la madre di Alessandro che gli ha infuso la spiritualità intrisa di passionalità, la tensione mistica, l’ansia sempre inappagata di spingersi oltre i propri limiti. Grazie anche agli insegnamenti di Olimpiade Alessandro seppe creare un’aurea quasi divina che ha contribuito a rendere irresistibile il suo già innato carisma.

Quando nel 334 a.C. Alessandro invase la Persia, aveva 22 anni e in soli undici anni anni stravolse l’Oriente spingendosi dove nessun Greco era mai giunto prima. Nonostante la morte prematura, nel 323 a meno di 33 anni, riuscì a lasciare un’impronta indelebile grazie alla sua intuizione di costruire un mondo nuovo dove la civiltà greca e quella persiana potessero fare sintesi, andando oltre il momento violento della conquista. Grazie a questa visione nacque il mondo ellenistico che sarebbe durato tre secoli e avrebbe profondamente segnato anche la società e la cultura della parte orientale dell’Impero Romano.

Manfredi è eccellente a descrivere i luoghi remoti dove le truppe di Alessandro si sono spinte, si trova a suo agio nel narrare le battaglie più importanti e gestisce con arguzia alcuni aspetti oscuri della storia, come la morte improvvisa – forse per avvelenamento, forse per malattia – di Menmone di Rodi, uno dei più abili generali al servizio dei Persiani.

L’Autore è altresì abile a dare una visione di insieme degli intrighi, delle manovre politiche e delle problematiche di un’impresa che ancora oggi sembra quasi impossibile.

È stato bello incontrare da vicino figure come Seleucio, Tolomeo, Efestione, Eumene, Cratero, Perdicca, i diadochi, gli amici di Alessandro che hanno fondato i Regni ellenistici sulle ceneri del suo Impero. Suggestiva e drammatica la figura di Dario, incapace di fronteggiare il nemico sul campo e alla fine abbandonato e tradito dai suoi. Affascinanti le figure femminili, tra cui le tre mogli di Alessandro – Rossane,  Statira II, Parisatide II – ma anche la stessa Olimpiade, donna dalle numerose sfaccettare, infine Sisigambi, la sfortunata madre di Dario, donna di grande forza e dignità.

L’Autore dedica una nota finale a spiegare le proprie scelte narrative e questo è utile per capire dove la finzione ha “riempito il vuoto” delle fonti storiche e dove ha semplificato i fatti per esigenze narrative. Soprattutto Manfredi a mio avviso è abile a non giudicare mai i suoi personaggi con gli occhi e la sensibilità di un uomo contemporaneo.

Insomma, questa trilogia è utile sia per chi conosce già la storia del Macedone, sia per chi si approccia per la prima volta ad Alexandros, un incredibile personaggio. Il finale, davvero toccante, è degno di una grande opera.

Ancora una volta il romanzo storico consente di immedesimarsi nella storia, comprendendola e rivivendola con la fantasia. Trilogia consigliatissima.

Gabriele Sorrentino

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