Ho letto “Emilia, la via maestra”, un’antologia di racconti de I Semi Neri, Damster Edizioni, 2010 (174 pagine, 12,00 euro). Il filo conduttore è la narrazione di storie che si svolgono attorno alla Via Emilia, la strada principale di Modena. Il libro comprende dodici racconti di altrettanti autori, tutti originari del territorio di Modena, profondi conoscitori di riti, tradizioni, costumi legati alla storia di questa terra. Ogni racconto, per palese semplicità e chiarezza espositiva, costituisce una perla narrativa di valore per la facilità di saper introdurre il lettore nel più profondo tessuto storico socio-culturale di questa zona d’Italia.

Fulcro di ogni racconto è la semplice e umile gente del posto, amante dei buoni sentimenti, della famiglia, della buona tavola, disponibile con gli amici, operosa, industriosa, attiva e che, nonostante il duro lavoro, non rinuncia a sognare, presa dal desiderio di vedere i sogni divenire realtà. È gente che spesso si muove e agisce in un territorio ostile per temperature e condizioni climatiche, rispettosa di doveri, usanze legate a un passato dalla profonda spiritualità, nel quale cerca rifugio, per sopravvivere e andare avanti, nella costante e ansiosa ricerca della tranquillità e del benessere quotidiano.

A titolo esemplificativo, il racconto che apre la raccolta dandole il titolo, è ambientato alla fine dell’Ottocento e offre una ricca e dettagliata ambientazione, rendendo il lettore partecipe della grande premura di Adelmo, il protagonista, un contadino modenese che incurante del forte vento e della tempesta di neve che imperversa, esce di casa in piena notte per andare in ospedale a cercare un medico per la moglie, colta da una severa emorragia subito dopo il parto. La storia racconta di vicoli e luoghi del centro storico di Modena, proiettandoci in un tempo antico con propri riti e peculiarità, abitudini e difficoltà.

È ancora un’ambientazione ottocentesca, nel tempo in cui si viaggiava su carri condotti da cavalli, percorrendo strade accidentate e melmose, sfidando un ambiente ostile per il freddo, la pioggia gelida e violenta, nel racconto dal titolo “Il dono”, in cui si narrano le avventure di un contadino intenzionato a consegnare un dono prezioso al “suo” duca Francesco V, esiliato dopo i Plebisciti che hanno decretato la fine dello Stato Estense. Si è in presenza di un racconto che profuma: le descrizioni mettono sotto gli occhi del lettore i colori e i sapori degli ottimi prodotti del territorio, dallo zampone all’aceto balsamico, dalle zuppe di lenticchie al formaggio di capra, dai salami al parmigiano, dalle salsicce al castagnaccio, provando in tal modo l’amore per la buona tavola.

La simpatia di gente che lavora e che riesce a trovare il tempo del relax caratterizza il piacevole e ironico racconto “La regina delle fave” dedicato alla fava, regina dei legumi, notoriamente legata al culto dei morti e riconosciuta come scaramantica e propiziatoria. Esilarante è l’avventura raccontata ai colleghi di lavoro dal protagonista, il tranquillo geometra Bottazzi, che senza alcun timore si sposta in bicicletta da un cantiere all’altro, incurante della nebbia, disponibile allo scambio di informazioni anche prendendo un semplice aperitivo al bar, finché viene invitato a partecipare a una festa con amici che si rivela piena di incredibili sorprese.

E così via. Racconti semplici e divertenti, commoventi e fantasiosi, con attenti riferimenti a luoghi e monumenti, ricchi di storia emozionante. Nel complesso ne risulta un’antologia interessante, che consiglio al lettore desideroso di scoprire la ricchezza umana, oltre che storico- culturale, di una città e di un territorio che evidenziano stati d’animo di uomini e donne, peculiari, ma per nulla dissimili a quelli di tanti altri territori italiani.

Nicoletta Ignatti

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