La storia di Laura, una donna, una mamma. Ecco un delicato racconto di Daniela Ori per la rassegna La Scrittura Cura

LAURA DI MONTEBELLO

di Daniela Ori

Laura è alla finestra, lo sguardo perso sulla valle della Marecchia, mentre il respiro si materializza nel gelo del castello, progettato per la difesa, senza un camino a riscaldare dal freddo. 

Trofei di guerra ornano le pareti, in onore del suo Signore, assente per l’ennesima battaglia. Solo il calore di uno sguardo, quello di una bimba, troppo piccola e troppo fragile, per colmare il vuoto del silenzio. 

Un vuoto che non si colma con il prestigio del lignaggio acquisito con un anello; non si dimentica tra il lusso di tappeti e mobili pregiati; non si cancella dietro l’inganno di una corte pronta ad assecondare capricci e desideri. 

Nessuno, in questa prigione dorata, sfiorava i lunghi capelli d’ebano di Laura, né stringeva le sue mani, dalle dita candide e splendide anche senza l’ornamento di gioielli. Intorno a lei superstizione, sospetto, inganno, delirio, nell’epoca delle magie e dei segreti sottratti ai boschi e ai monti. 

Di Laura non parla mai nessuno, lassù al castello, solo di Deline, sua figlia, scomparsa, nel solstizio d’estate, il giorno del ritorno del nobile Signore. 

Dicono che la bimba avesse i capelli color della neve, ma lo speziale avesse creato per lei un unguento per renderli scuri. Ma la pozione colorò la chioma della bimba come il mare, che è lì vicino e lo si vede lassù, oltre i merli del castello, nelle giornate serene.

Io però ho vagato tra quelle stanze antiche e ho immaginato Laura, bella e austera, nel suo incedere lento, in questa dimora intatta di incanto e di inquietudine. Dignitosa come quel giorno in cui fece il primo ingresso nel castello, sorridente, piena di sogni e di speranze. 

Era Deline l’unico vero dono del suo Signore. E all’alba della sua nascita, tutto il borgo brillò della luce raggiante del sorriso di Laura. 

Tutti raccontano della tragedia e la fama della bimba scomparsa, precede la via che conduce al maniero e si espande poi nel borgo, in tutta la valle e nei paesi vicini. 

Alla figlia di Laura avevano dato il soprannome di Azzurrina, a causa dei capelli azzurri. Su di lei racconti, congetture, paure ed invenzioni. 

Quale sarà la verità ormai più non importa. 

Io penso a Laura, al suo dolore e allo strazio di quella notte. E al suo sorriso di luce, spento, perduto, nel temporale del 21 giugno 1375, nel castello di Montebello di Bagno di Romagna. 

Tutto il resto è leggenda.

Racconto pubblicato nell’Antologia “Solitudine giapponese e altre storie”, Il Fiorino, Modena 2007.

Daniela Ori

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Castello di Montebello (Foto D.Ori)

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